"Io potrei essere Io." Storia di un piccolo grande uomo

Mercoledì 23 Marzo 2011 18:47 Donato Liotto
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altCapitolo Primo: ottobre 2010
Certe storie davvero non si sa da dove cominciarle a raccontarle? Certe storie  vorremmo che fossero solo frutto di fantasia e poter dire: “Ogni fatto, persona, e luogo citato è puramente casuale.” Allora, vorrà dire: Che faremo così! 

 La storia che vogliamo raccontarvi potrebbe riguardare ciascuno di noi. dato che, a ciascuno di noi potrebbe succedere una serie di disavventure,  che sommate  a disgrazie che cadono addosso senza preavviso. Ti tolgono la voglia di lottare e di vivere. Fortunatamente non il caso del protagonista della storia che vi accingete a leggere, egli ha una grande voglia di vivere!Veniamo ai fatti e narriamo: Egli, si chiama “IO!” Dopo una vita dedita al lavoro alla famiglia,  si aspettava  che la vita lo ripagasse,  (come tutti d’altronde!)  regalandogli piccole soddisfazioni: Vedere un figlio diplomato, seguirlo passo passo fino a quando si sposa.Godersi la vecchiaia con i suoi cari, etc. Cose  normali per un uomo qualunque insomma. Ma  nel caso che andiamo a narrare,  questo non è.. ahimè..avvenuto. Vi narriamo, di  un uomo “anonimo” ma onesto e pieno di coraggio. “IO”, un giorno,  si è ritrovato “senza capo ne collo”  visto prelevare dalla propria abitazione all’alba e tra lo sconcerto, e l’incredulità sua e dei suoi familiari. (sembrava un incubo) Vistosi  Prelevare e  portare via dalle Forze dell’Ordine. Che va detto, altro non facevano  se non eseguire e fare  il proprio dovere. “Il Mostro..cioè “IO” è sbattuto in prima pagina!  Una vita rovinata, tutti a chiedersi: Cosa può aver fatto di tanto grave una persona che fino a quel momento  aveva condotto una vita irreprensibile e onesta?  A questa domanda, tardavano ad arrivare le risposte. Noi non vogliamo entrare nel  merito dell’accusa, dato, che la persona protagonista di questa vicenda dopo quasi 30 giorni di carcere.. narriamo: fu messo in libertà e scagionato da ogni addebito e accusa mossa nei suoi confronti.  Trenta giorni d’inferno. E i mesi successivi , lo furono altrettanto!Carte bollate, interrogatori, attese spasmodiche,  nel tentare di venire a capo di un incubo, che ti ha avvinghiato nelle sue spire. Come un serpente maligno  ti avvelena la vita e non solo la tua,  ma anche quella delle persone care. Vedere lo scorrere dei minuti..delle ore.. non dei  giorni, troppo lunghi da contare in quelle quattro mura del carcere. Si rischiava di impazzire! La giustizia, ha i suoi tempi, presto o tardi salterà fuori la verità. Questa era la  speranza di “IO”, questa era la sua ancora di salvezza.Aver fiducia nel sistema giudiziario, era la sua prerogativa e non solo, ma di tutti quelli che gli vogliono bene. Non si parla in questa storia di ammazzamenti di persone, di attentati, di stupri. Ma narriamo:  di questioni e reati di favoreggiamento e presunte collusioni legate a questi tipi di reato con il mondo della malavita. Certo, anche questi reati gravissimi.(soprattutto per “IO” che non ha mai ammazzato una mosca in vita sua) Ma,  per chi conosce e ha conosciuto il “nostro personaggio..cioè:IO” ..narriamo: impensabile credere a queste accuse. La giustizia ha fatto il suo corso, la verità ha trionfato! L’incubo del carcere è finito. Egli..cioè “IO”, è ritornato a vivere la sua vita di “piccolo e anonimo impiegato e padre di famiglia” tra le braccia dei suoi cari finalmente può dimenticare quello che gli è caduto addosso in modo così repentino. Narriamo, il clamore e i giornali, che di lui parlavano, ora  lo hanno archiviato! Una pagina di cronaca riempita..domani altri la occuperanno. Lui,(sempre IO) contento di ritornare “piccolo uomo  anonimo” e restare tra le quattro mura.. “la sua casa”..la sua famiglia, narriamo.. stavolta! La notte  dopo poco tempo che era ritornato a casa, “IO”non riusciva a dormire, i fantasmi di quella mattina e di qui trenta giorni passati in carcere, lui non lo sapeva, ma lo avevano segnato nel fisico profondamente. Egli, “IO”col suo fare allegro, cercava di  far capire ai suoi cari, che la sofferenza era ormai alle spalle. Ma purtroppo così non è stato! Dopo poco tempo, narriamo: un male terribile lo ha aggredito e senza preavviso, si è impadronito del suo corpo.L’incubo è tornato ma questa è una battaglia che solo lui può vincere.: Un’altra sfida con la vita! I suoi cari, i suoi figli, gli stanno vicino, l’amata moglie, è il suo “Angelo Custode”.Ospedali, interventi chirurgici, cicli di chemioterapia, analisi, controanalisi, diagnosi rassicuranti e poi di nuovo il baratro. Il male, la malattia vuole vincere. “IO” però, è forte, coraggioso, indomito come un leone. Il suo spirito, così come è sempre stato e come sempre sarà, rimane allegro e forte. Un mistero questo? Ma narriamo..mistero racchiuso nella grande fede in Dio e forza di volontà di questo “piccolo grande uomo”. Nella fede, lui ha trovato la  voglia di vincere ancora una volta! Ma questa volta, il “nemico è subdolo, infame, è cattivo! Noi in cuor nostro, siamo certi e convinti, che c’è la farà! Se al mondo c’è una giustizia Divina, ella, deve ridare a quest’uomo il sorriso e soprattutto ridargli una vita degna di essere vissuta. Pezzi di corpo andati via al macero in una fredda sala operatoria, pezzi di vita violentati strappati e messi insieme un po’ alla volta. Ma il pezzo più importante del suo corpo “Il suo cuore” è ancora lì. Quello non potranno mai portarglielo via! Ma questa vi chiederete:  è una storia inventata, oppure è una storia vera? Narriamo: Chiunque potrebbe trovarsi in questo “inferno” .Potrei essere “IO”..come potrebbe essere chiunque di voi. Il nostro “amico..IO” non è famoso come lo era il compianto Enzo Tortora, le storie sono simili..o quasi, sappiamo quello che gli successe, sappiamo come finì! Il nostro amico è uno sconosciuto padre di famiglia, un uomo piccolo e insignificante.Ma per i suoi cari..narriamo “VERO EROE”.Vogliamo solo aggiungere, anzi narrare: Noi siamo con te! Vorremmo  poter continuare a narrare solo cose belle e nell’attesa che tu vinca questa impari battaglia assieme con te vorremmo poter dire : finalmente. Anche questa sfida è vinta! Tu,“ piccolo grande uomo” che esempio, che coraggio!

Capitolo finale: Novembre 2010
Capitolo finale:  “IO”: Luigi di Grazia  ora ha trovato la sua pace!

Tempo fa,  su questo giornale vi raccontai la storia di “un piccolo grande uomo” il suo nome di fantasia era “Io” ma la sua storia è vera. Ricorderete senz’altro la vicenda che vi narrai. Egli, se vi ricordate e se non avete letto il mio precedente articolo?Aveva avuto dei problemi con la giustizia, che poi si sono chiariti, e dai quali fu sollevato da ogni responsabilità addebitatagli, ma che  comunque, va detto, lo segnarono profondamente nell’anima e nel fisico, fece circa un mese di carcere, e i mesi seguenti,  lo videro impegnato,  lui e la sua famiglia a difendersi da accuse, che poi si rivelarono del tutto infondate. La tragedia sembrava finita, ma poco tempo dopo, una nuova battaglia, e stavolta riguardava la sua vita. Un male infame, lo aveva aggredito trascinandolo di nuovo nel baratro. Questo è stato il “premio” dopo  aver subito tanti mesi di forte stress.”Io” fino a pochi giorni fa,  e a distanza di quasi un’anno dalla scoperta del male, purtroppo, non c’è la fatta. Lui non si arreso, ne alla malattia ne alle ingiustizie cadutegli addosso, ne tantomeno il “male” ha vinto. Lui..cioè “Io” è finito serenamente,  tra le braccia dei suoi cari, tra quelle quattro mura che è la sua casa, circondato da tanti affetti.Cristina una moglie straordinaria,  che lo ha sostenuto fino all’ultimo, Federica e Marco (i figli)  due ragazzi eccezionali. Lui..cioè “IO”, sa bene, anche se non c’è più,  che la vita ha segnato l’esistenza dei suoi cari, lui sa bene, che non potrà più seguire il loro cammino, ma noi, sappiamo anche che da lassù, lui veglierà sulle persone care e perdonerà coloro che gli hanno fatto tanto male. ”Io” era un uomo di grandi virtù, non sapeva odiare e ora che ha intrapreso un viaggio senza ritorno,  ha lasciato dietro di se  tanta sofferenza, ha trovato finalmente un po’ di pace! Durate il suo funerale moltitudini di persone, e la cosa straordinaria, oltre alla “presenza” di amici e parenti, tanti Vigili Urbani di Aversa, con in testa il loro comandante Stefano Guarino a porgere l’ultimo omaggio ad “Io” e le condoglianze oltre che alla famiglia di “Io” al fratello Carlo, (il clone di quel fratello che non c’è più) anch’egli appartenente a questo corpo straordinario che sono i Vigili Urbani di Aversa, davvero difficile, non notare, la grande umanità di questi ultimi, la solidarietà portata al collega e alla famiglia di “Io” e all’’altro fratello di “Io” Nicola, lo “spirito di corpo”  li ha resi in questa circostanza una “Cosa sola.”Tutti, uniti nel dolore, che ha colpito un loro collega. Stessa cosa dicasi, dei colleghi di “IO” dell’Unicredit (ex Banca di Roma) sia di Aversa sia delle varie filiali dove egli ha lavorato, encomiabili! Va a loro un plauso e un degno riconoscimento e  ringraziamento. Noi ora vogliamo dire solo questo: Luigi di Grazia..cioè “Io” ora ha un nome e cognome, ora sapete chi è! Un  padre, un uomo esemplare, esempio di rettitudine. Non c’è più! Oggi noi vogliamo onorare il tuo grande coraggio, “caro Gino” Un’altro “grande figlio di Aversa” che  lascia un vuoto incolmabile. Addio amico mio.

Le cose che non ti ho detto di Marco di Grazia

Marco 14 anni, un piccolo grande uomo: Lettera di un figlio al padre che non c’è più!
Io e te litigavamo sempre, ma come sempre , non riuscivamo mai a stare senza parlarci per tutta una giornata. Alla fine, ci guardavamo e ridevamo come due cretini. Io e te, non ci abbracciavamo mai. Ne tanto meno ti dicevo un “misero” Ti voglio bene! Ma, tutti e due sapevamo, che potevamo contare l’uno su l’altro. Di uomini come te, ne esistono ben pochi, questo,  non lo dico perché sei mio padre! Purtroppo, qualcosa più “Grande di te” ti ha colpito e nonostante tutto, tu sei stato capace di non farlo mai pesare alla tua famiglia. Mi ricordo che, ogni medicina che ti davano, questo avveniva ogni giorno, dicevi : “Marco a papà ..maggie  fatte nata  bubbazz”.Io ti guardavo.. e ridevo! Hai lottato fino alla fine, contro tutto e tutti! Ma non è bastato ! Sai, ogni volta che litigavamo e che mi sgridavi. Non ti sopportavo! Solo oggi, ho capito di quanto bene mi ha fatto! Scusa..Scusa, per tutte le cose che non ti ho detto! Quando tornavo da scuola, e mi dicevi: “Allora tutto Bene?”Io ti rispondevo sempre con un “ CHE PALLE PAPA.. sempre le solite cose!” Quando In macchina da soli mi chiedevi : “Allora come va la vita..? Amici ..Ragazze..Sogni ?” Io, (al solito) non ti rispondevo mai, non ti ho mai detto niente. “SCUSA DAVVERO!”.Oggi vorrei avere sempre le solite cose. Oggi vorrei riavere te! Perchè se è vero? Che il tuo corpo è sparito. Forse anche, la mia forza è andata via con TE! Ti voglio bene papà.

Ma che te crire..

Ma che te crire..che nuje ciavimme crerrute?
Te si assentante nu mumente..
c’è fatte crerere, che ccà, nun cè staje cchiù?
Nuje, che simme abbituate a te..
t’avimme fatte crerere, che era proprje accussì!
...Tiene sempe a cape a pazzià,
Invece.. stesse tu o ppuò verè?
Pe nuje, staje ancora ccà.
Facimme finte, che è tenute nu poche che ffà.
Si pure pè nu mumente..n’Paravise ..
T’hanne vulute invità!
Ma tu nun te scurdà..pe nuje staje sempe ccà.
Nun fa o spiritoso e ogni tante..
Arricuordete e muglierete e de figlje tuoje,
vienele a truvà..loro tenene tanta malincunia,
dincelle pure tu e puortele nu poche e alleria.
Tu staje ancora ccà!
Mò c’è stamme a organizzà
penzamme a te a comme sive allegro e spensierate,
a quanni cose c’è insegnate,
mò , simme certe e chelle che avimma fa?
Facimme poste rint’è core nuoste..
all’alleria, e si turnamme,
si pure pe nu mumente a rirere..
cheste o sapimme ggìà!
Si tu che vvaje truvanne accussì!
T’avimme arricurdà. Ma che te crire?
Tu pe nuje staje ancora ccà.
Mo staje n’Paravise e chissà che te fire e cumbinà?
Simme certe e chesta cosa ccà..
Mò staje bbuone, e staje felice,
soprattutto si felice si saje , che e perzzone
che t’anne vulute bbene penzane a te..
cù nu sorriso, accusì t’hanna arricurdà.
Ma si ogni tante na lacrema scenne
tu faccie na battuta.
E faccje sapè che staje ancora ccà.
E vulute fa l’urdeme scherzo,
c’è fatte crerere che nun c’è staje cchiù?
Ma che te crire?
N’omme comme a te..comme se po’ scurddà!


dedicata ad un grande amico mio sarai sempre nei miei pensieri.

Scritta il 19.11.2010
ore 23,45 Donato Liotto

 

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